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Canto 1

19/Bruno/05

Ad 1/5 del cammin di nostra vita ci ritrovammo in una sala d’attesa obscura, cupa, acquosa (climax), dove l’estatica visione di Beatrice1 piacevolmente attenta nel poltrire sul suo comodo e soffice poltroncino, costringeva noi poveri mortali peccatori a deporre le nostre peccaminose anime in bagagli di peso rigorosamente inferiore a 15kg che, risucchiate tra i tentacoli della macchina infernale, scomparvero dal nostro sguardo pio.

Ed ecco verso noi venire a piedi un vecchio calvo per antico pelo2 gridando: «Orsù, Zuzu3, porgimi la cintura!». E Achille4 a lui: «Caron dimonio dal cerotto di bragia, nuttecruccià! Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non gozzovigliare».

Saliti che fummo sul sospirato grifone5, tre scabrose fiere6 condizionarono noi la strada; la più terribile era Gavin, il lussurioso hostess. Le tre suddette fiere esplicavano i regolamenti di sicurezza suscitando in Gilbi7 panico e raccapriccio all’udir la parola “rojo” come carenza di ossigeno o catarro lasso, denso e viscoso.

Ed ecco partir il maestoso re dei cieli verso l’infinito e il congiuntivo, così che in breve tempo giungemmo all’altra riva dove ci attendeva una prepotente e ammorbata spira di brezza che nessuno può placare8.

“Fin qua tuto ben…”

Giunti che fummo al Don Candido9 riconoscemmo immediatamente i 7 cerchi del paradiso10. Decidemmo di recarci al più alto cerchio per concordare gli orari con San Pietro, ma trovammo solamente un’enorme massa adiposa e gelatinosa11 fiondarsi come un proiettile calibro 89.000 nella minuscola piscina scatenando tsunami che periodicamente ma implacabilmente devastavano i cerchi sottostanti: Cartago deleta est12.

Vista la situazione pesante decidemmo di vagare a zonzo per i meandri di Terrassa guidati dall’irrefrenabile guida Achille (alias Virgilio).

Analizzando ogni angolo la nostra guida riconosceva in qualsiasi coccio uno splendido esempio di stile liberty indipendente.

Vagammo a lungo tra torrioni tufacei e costoloni finché: «Santa polenta! Ma dov’è il mare? È di qua?» «Ma no, è di là!». E volgendosi così e colà anche dove non si puote decidemmo di adibire a direzione del mare il sud-est.

Nel frattempo il povero Carlo13 era costretto da forze invisibili e ai più ignote a fermarsi in ogni pasticceria, tra le veementi proteste della nostra sublime guida che non vedeva realizzati gli scatti ai vetusti monumenti locali.

Riempito anche l’ultimo anfratto dell’apparato digerente si decise di tornare verso polenta14.

All’ora del desinare ci allontanammo dalla magione per l’ennesima volta, ma dopo aver visto il nostro britannico partnenariato15, fummo per tornare più volte volti, sconvolti dai volti stravolti delle inglesi, tant’erano ignude16 che la bile salir ci fecero.

Giunti a piaggia giungemmo anche al limite della censura.

L’uso delle posate era a loro ignoto, essi si coadiuvavano di prensili superfici palmipedi unte e appiccicose, ratto che pigliavan li prosciutti crudi17.

In quel mentre altri individui a loro simili eran diletti a comporre figure falliche servendosi vilmente di indifesi asparagi e implumi olive; similemente il sale finì accidentalmente su porzioni di pizza dalle spropositate proporzioni.

Batteri fluttuavano in lattine spinti dal soffione boracifero di altri individui.

Ed ecco una donzella lustrarsi le labbra repentinamente con burro di cacao per favorire un più rapido scivolamento delle molecole liquide comunemente adibite al dissetarsi.

Vista l’asocialità del barbarico popolo straniero decidemmo all’unanimità di cadere come corpo morto cade.

 

  1. Beatrice: colei che sedeva dietro al banco del check-in
  2. Vecchio calvo per antico pelo: colui che presidiava il metal-detector
  3. Zuzu: lo studente italiano Zuin Stefano
  4. Achille: il nostro insegnante d’italiano Prof Pallotto Achille
  5. Grifone: aereo Ryanair
  6. scabrose fiere: le e gli assistenti di volo dell’aereo
  7. Gilbi: lo studente italiano Favaro Gilberto
  8. Spira…placare: il vento caldo che ci accolse all’aeroporto di Girona
  9. Don Candido: l’hotel che ci alloggiò durante la nostra permanenza a Terrassa
  10. 7 cerchi del paradiso: l’hotel era costruito come un cilindro cavo, tutte le stanze guardavano i corridoi circolari aperti verso la hall centrale dell’hotel
  11. massa…gelatinosa: un’insegnate inglese dalla corporatura un po’ robusta…
  12. Cartago deleta est: Cartagine è stata distrutta (latino)
  13. Carlo: : il nostro insegnante di matematica Prof Andreatta Carlo
  14. verso polenta: verso l’hotel
  15. britannico partnenariato: studenti e studentesse inglesi
  16. ignude: le studenti inglesi uscivano alla sera (era gennaio) in maglietta maniche corte mentre noi avevamo freddo con i piumini
  17. prosciutti crudi: dal loro comportamento alquanto stravagante possiamo dedurre che molto probabilmente non conoscevano la filosofia dei ristoranti, ma solo di Mc Donald’s: bere direttamente dalle lattine senza usare i bicchieri e ignorare la presenza delle posate erano solo alcuni dei comportamenti che personalmente consideriamo ben poco “polite” in ristorante…